Albino Armani Foja Tonda 2008

Spesso chiamiamo storia quello che non ci pare appartenere al presente. Non mi interessa più di tanto credere che questa sia un vitigno “recuperato” o preservato; quello che mi colpisce è la nuova sensazione o farei meglio a definirla vibrazione. È un vino vivo e se la storia può essere viva, come spesso lo è, ammiriamo un vino storico che vive in un presente parallelo.

Un porpora più che rubino, movimentato più che impenetrabile. Ha un carattere acido, ma allo stesso tempo vinoso, una punta di viola selvatica, una scossa di genziana primaverile per arrivare a un retrogusto leggermente micotico di mazza di tamburo. Non so come possa resistere al tempo un vino – forse apparentemente – così fragile o tanto delicato, ma probabilmente sta qui la sua magia: la storia punta ad essere apprendistato del presente.

E’ antiruffiano, nervoso, con aromi terziari in ascendenza; mi va di annoverarlo al ramo genealogico dei Cabernet, per stavolta non mi importa la filologia.

C’è chi parla di rusticità, ma la chiave interpretativa non mi convince: non siamo di fronte a un vino da Albero degli zoccoli, perché Foja Tonda è “allegoria” ovvero favola per adulti come un Sansovino che scopre il Laocoonte e ne ricava una rinnovata vigorosità che sentiamo tutta al palato.

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