Barolo Terredavino Paesi Tuoi 2004 DOCG

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Bere un “Paesi Tuoi” è come tornare a casa nel paese di campagna dove si è cresciuti e incontrare le persone che si conoscono e sono sempre lì e sembra che ti stiano aspettando da sempre. Significa spegnere per un attimo il cervello e inserire il pilota automatico perché questo barolo schietto, essenziale, per nulla ruffiano, ti parla di sentimenti antichi come l’amicizia e la lealtà e colpisce dritto al cuore. Il nebbiolo in purezza attorciglia la lingua e non lascia grande spazio alla fantasia. In bocca non si sentono ciliegie né frutta matura, ma un secco sapido come gli ossi di seppia di Montale: scabri ed essenziali. 

Il profumo è di spezie e fiori appassiti, quelli che teneva la nonna nei suoi cofanetti di alabastro. E’ un barolo ortodosso che segue in modo maniacale le regole di purezza tramandate da generazioni. Due anni di passaggio in grandi botti di rovere regalano una filigrana di legno appena accennata che non disturba, anzi esalta la purezza e la rende parte di un progetto più grande di redenzione. Un vino complementare a carni generose e formaggi grassi, a serate con amici veri, magari in doppietta con il Barbaresco DOCG “La casa in collina”, sempre della stessa azienda, che può aiutare a rompere il ghiaccio se non ci si vede da tanto tempo, si hanno molte cose da dire, ma non si sa da dove cominciare. Ottimo anche da meditazione sulle cure e i casi della vita, quando l’ora si fa tarda e ci si ricorda di amici che abbiamo amato, ma non ci sono più perché per un destino ingiusto e malvagio sono stati costretti a lasciare l’osteria prima del tempo. E’ anche per loro che vale la pena stapparlo questo vino, perché i “Paesi Tuoi” non sono un luogo fisico ma piuttosto una regione autonoma dell’anima, un’enclave dove scegliamo di far entrare solo chi ci piace o ci è piaciuto. Perché dopo il primo bicchiere si è subito portati a parlare una lingua chiara, univoca, anche con chi, nella migliore delle ipotesi, ci aspetta da qualche parte in paesi di cui non ci è dato di conoscere la grandezza né tantomeno la posizione.

Mauro Meggiolaro

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